Ricordi della Georgia
Città toccate durante la traversata in Georgia: Batumi, Kobuleti, Supsa, Samtedia, Kutaisi, Khashuri, Gori, Mtskheta, Tbilisi, Poti.
Internet offre informazioni secondo le quali da poche settimane prima del mio ingresso, entrare in Georgia non richiedo più il possesso di un visto.
Alla dogana pago una dozzina di euro per la sterilizzazione della moto ed alcune marche da bollo e sono dentro.
Batumi mi appare una cittadina turistica, ma visto che piove, non oso pensare di addentrarmi oltre.
Ma bastano poche decine di chilometri per avere la forte, intensa sensazione di trovarmi nell’Italia degli anni 40.
Le auto, gli stabili, i vestiti delle persone, le case e tutto il resto, rimanda a qualcosa di un tempo che so non appartiene più allo stivale da almeno 60 anni.
Le persone mi guardano e sorridono, i bambini si sbalordiscono alla vista della moto e ad ogni mia sosta, vengo letteralmente circondato e percosso da domande in una lingua che mai in vita mia ho potuto immaginare.
Suona vagamente russa, ma non che il mio concetto di “lingua russa” abbia un valore assoluto nella mia testa.
Perfino le scritte non sono in caratteri latini. Sono segni stranissimi, che per lo stesso concetto di “lingua cirillica” non sembrano avere niente a che vedere con il russo o il greco.
Ma piove per cui le persone di fanno avanti per concedermi lo spazio per ripararmi con la moto.
Indosso la tuta anti pioggia Spark e decido di avventurarmi.
Sotto la pioggia leggera di Luglio scopro un paesaggio bellissimo, che profuma di legno.
Ci sono animali ovunque. Perfino maiali e cavalli che girano indisturbati per strada.
Le case sono di legno scuro e le pompe di benzina sono stile antico.
Scopro che Batumi é la seconda città Georgiana, dopo Tbilisi, la capitale.
Stremato dalla pioggia e dalla guida impegnativa che il manto disastrato delle statali georgiane impone, sfrutto un momento di pausa della pioggia e monto la tenda in un prato.
Appaiono tre ragazzi dall’area poco raccomandabile, ma con un certa aria distaccata e severa, li allontano e mi infilo in tenda stando bene attento che non ritornino per brutte sorprese.
Penso di spostarmi, ma sono stanco e piove già fuori dalla tenda, per cui rinuncio.
Nel mezzo del mio sonno, vengo spaventato dall’arrivo in velocità di un veicolo a motore in direzione della tenda e dallo schioccante suono di una sirena che riconosco essere quella della polizia.
I due tipi in divisa sembrano avere tutta voglia di rendersi utili facendomi spostare la tenda dal campo per evitare ch’io venga importunato, ma visto che piove e che sono assonnato, dico no grazie e li saluto.
Si fanno insistenti e smontano la tenda con me dentro, obbligandomi a spostarmi.
Scopro solo pochi minuti dopo che sono vittima della loro curiosità.
A tenda smontata e a scroto che mi gira a 6000 g/m, mi ritrovo alla stazione di benzina con i due poliziotti che adesso vogliono una foto con il sottoscritto.
Scatterò la foto, la cancellerò dopo avergliela mostrata e poi senza prestare attenzione alle loro indicazioni, farò una fuga in solitario per seminarli e andarmi ad accampare dove nessuno possa vedermi.
Arrivo a Tbilisi il giorno dopo e decido di aggiornare Partireper.it ad un internet caffè.
I prezzi sono ovviamente più accessibili rispetto a quelli europei e così dopo 8 ore che sono davanti al computer, la moto parcheggiata fuori ha già attirato decine di ammiratori.
Mentre a cervello fuso assaggio il mio primo tipico pasto georgiano chiamato Kaciaruli Kaciapuri, mi si presenta con un comico italiano, Teona.
Lei ha 21 anni e studia italiano. Ha anche intenzione di andare a Perugia in 3 mesi e per questo é super eccitata all’idea di trovarsi davanti ad un italiano che viaggia nel suo paese in moto.
La madre é la gestrice dell’internet caffé, di un negozio di moda, di una farmacia e così via.
Passano pochi minuti e sono automaticamente invitato a passare la notte al coperto, dormendo fra i computer a riposo.
Il giorno dopo, in dolce compagnia di Teona, la madre e alcune altre amiche che parlano italiano, vengo interrogato sui miei progetti.
Appena scoprono che voglio stare 15 giorni in Tbilisi, fare il visto per la Russia e contattare qualche redazione per un’eventuale intervista, si scatena la più incontenibile eccitazione dei presenti.
Vengo invitato ad occupare un appartamento gratuitamente, usare internet 24h senza pagare e vengo invitato per i pasti quasi ogni giorno.
La madre di Teona mi farà entrare in ambasciata per il visto Russo senza fare la fila e contatterà il giornalista della tv georgiana che mi intervisterà in prima serata.
Ricordo il verde sgargiante dei prati in Batumi, mentre schivo maili in corsa che sculettano sull’asfalto.
Ricordo la rischiosissima guida di notte sulla statale, dove buche e veri e propri crateri si aprono nel mezzo della corsia senza dare speranza alcuna di farsi evitare.
Ricordo i piatti tipici georgiani, le salse e le bevande, con gusti finalmente così diversi e mai immaginati prima.
Ricordo i miei 15 giorni a Tbilisi e le varie occasioni in cui sono stato protagonista di eventi e cene di ogni tipo.
Ricordo l’intervista su Ze Tv ed i seguenti giorni in cui ero conosciuto da ogni singola persona in Tbilisi.
Ricordo l’ambasciatore russo farmi presente riguardo i conflitti in Cecenia e Apcasia.
Ricordo il suo consiglio di non entrare in Russia via terra onde evitare di venir arrestato dai militari Georgiani.