Il bivacco-avventura

Quando giunsi a Istanbul (erano le prime settimane del mio viaggio), decisi di accamparmi con la tenda all’interno di un parco pubblico, nel centro della città. Credevo che nessuno mi avrebbe notato, poiché l’area era recintata da alcune siepi, e non mi accorsi che dalle finestre dei piani più alti del palazzo di fronte al parco qualcuno mi vide e chiamò la polizia. A tarda serata, fui svegliato dai fari della volante che era entrata a velocità sostenuta nel parco disarcionando una delle siepi del giardino. Quando i due poliziotti realizzarono che ero solo un turista e che non avevo alcuna cattiva intenzione, mostrarono comprensione e mi lasciaro in pace.

Australia 2007. Dopo 1.200 km in un giorno solo ho deciso di pernottare sul tavolo di una rest area del Nord. Il camionista passato all’alba mi ha dato il “buongiorno” con una foto.

Da quell’esperienza capii che la prima regola per scegliere un posto dove posizionare la tenda per il bivacco-avventura è sempre lontano dai grandi centri abitati.

Sfrutta quindi la tua moto per percorrere qualche chilometro fuori dalle città, imbocca qualche strada secondaria e poi lascia anche l’asfalto e perlustra l’area circostante, finché non troverai un luogo sufficientemente appartato.

Esistono poi una serie di elementi che ti possono aiutare a valutare la bontà del sito. Il tuo “campo” dovrebbe essere:

  • in una zona relativamente appartata, lontano da case o da piccoli negozi;
  • in una zona rigogliosa di vegetazione, per avere riparo dal sole o dalla pioggia, per essere maggiormente nascosto alla vista da lontano, per avere più possibilità di trovare legna per il fuoco, per poter sfruttare i rami delle piante anche come stendini naturali qualora tu voglia lavare i tuoi abiti;
  • in una zona pianeggiante, per poter posizionare la tenda in piano;
  • possibilmente vicino a un corso d’acqua, nel quale tu possa lavare te stesso e i tuoi abiti ed, eventualmente, avere acqua con cui cucinare.

A volte non ti sarà possibile trovare tutti questi elementi in un solo posto, perciò dovrai fare delle scelte di valutazione: da’ la precedenza al fattore “sicurezza”.

Ad ogni modo, un posto del genere avrà tutto ciò che ti serve per soddisfare le tue esigenze di viaggiatore e sarà confortevole come un hotel a 5 stelle, ma in versione “selvaggia” (anzi, considerando che potrai dormire sotto un cielo stellato, di stelle ne avrai più di 5 miliardi…).

Pakistan 2016. Campeggiare in uno dei luoghi considerati tra i più pericolosi del mondo è stata una rivelazione. Mai dormito così bene in vita mia. E guarda che vista!

Al di là del vantaggio economico, personalmente ho sempre amato il bivacco-avventura proprio per questa sua dimensione idilliaca, rurale, amena. Chiamala come vuoi, e poi vivi il posto mischiandoti con gli elementi della natura. Ne rimarrai affascinato. È una pausa dalla civiltà, dal cemento, dai rumori del traffico; è un riscoprire la propria dimensione vitale più pura, originale, incontaminata.

Ti consiglio di cercare il posto dove accamparti quando sarà ancora giorno, perché con il buio della notte sarà più difficile valutare con attenzione ogni aspetto.

Una volta che hai trovato un luogo propizio, spegni il motore della moto il prima possibile. Rimani per i successivi cinque minuti in ascolto dei suoni che percepisci. C’è un cane che abbaia? Senti il rumore di un trattore in lontananza? Questo ti servirà a capire se la zona prescelta è davvero sufficientemente isolata o se invece non ti eri accorto della presenza di qualcuno nei dintorni.

Poi, comincia a perlustrare l’area sulla quale ti stanzierai e cerca di capire dallo stato del terreno se quella zona è davvero sconosciuta, o se invece, pur essendo isolata, è meta di visite da parte delle persone del luogo. Se troverai mozziconi di sigarette, bottiglie vuote, avanzi di cibo o ogni genere di rifiuti o traccia umana, è segno che il posto potrebbe essere conosciuto e frequentato da qualcuno, anche di notte.

Se il posto ti infonde sicurezza, allora puoi procedere con il montaggio della tenda. Valuta la direzione del vento e la pendenza del terreno per capire dove collocarla. Se possibile, cerca un prato soffice, e in ogni caso prediligi un fondo terroso a uno pietroso. Se proprio non troverai altro che pietre, spiana il terreno spostando i ciottoli. In caso di forte vento, monta anche i tiranti e posiziona l’entrata della tenda di schiena al vento. Assicurati inoltre che il punto in cui ti posizionerai non sia visibile nemmeno dai fari delle auto che percorreranno, nella notte, la strada vicina. Se la tua moto ha dei materiali rifrangenti, accertati che non siano in posizione tale da essere illuminati e riflettere la luce.

Indonesia 2006. Accampato presso le rive di un fiume in un punto sperduto dell’isola di Sumatra, non mi sarei mai aspettato la compagnia silenziosa di due pescatori. Dopo la foto, si sono congedati con un rispettoso silenzio.

Allo stesso modo, pensa che durante la notte avrai necessità di accendere una torcia, una luce, o addirittura un falò. Assicurati quindi che le tue luci siano altrettanto nascoste alla vista di chi sopraggiungerà dalla strada. Se accenderai un fuoco, potrai farlo tra la tenda e la moto, sfruttandole entrambe come barriera protettiva. Se dovrai accendere una torcia nella notte, fallo sempre coprendo il cono di luce con le mani, evitando di illuminare dove non ti serve.

Posiziona la moto sempre di fianco alla tenda, con la ruota anteriore verso l’uscita: in caso di emergenza, sarai subito pronto a lasciare il posto nel minor tempo possibile.

Non lasciare alcun oggetto sulla moto o fuori dalla tenda, perché spesso capiterà che alcune persone sopraggiungano alla tua tenda nella notte, più che per curiosità che per altro. Ma si sa, l’occasione fa l’uomo ladro…

Cerca di non lasciare la tenda aperta, per evitare che insetti velenosi e rettili possano introdursi a tua insaputa mentre sei impegnato a fare altro. Non sei nel posto migliore per uno schock anafilattico o un morso di serpente.

Non dormire mai con i tappi nelle orecchie durante un bivacco-avventura: ti precluderai l’ascolto dei rumori circostanti in caso di avvicinamento sospetto di persone o animali.

A volte le esperienze di contatto saranno piacevoli, altre solo fugaci. Ricordo che in Indonesia mi ero accampato vicino al letto di un fiume e nella notte vidi giungere un paio di pescatori su di una barca. Avevano visto il mio fuoco da lontano e volevano fare conoscenza. Non parlavamo la stessa lingua, perciò mi osservarono per un po’, con timido rispetto, fecero qualche foto ricordo e poi tornarono da dove erano venuti.

Australia 2007. Uno dei bivacchi-avventura più belli del Western Australia. Sotto ai miei piedi il manto rosso ocra del deserto e sopra di me il viola scuro del tramonto australe. Bellissimo!

In Honduras, invece, il proprietario del terreno vicino al quale mi ero accampato si presentò all’entrata della mia tenda intorno all’una di notte: si era preoccupato vedendomi lì tutto solo, e mi chiese se avessi bisogno di qualcosa. Fu molto premuroso, anche se al momento mi spaventai un poco.

In Nicaragua cominciai a sognare che mi stavano rubando tutto. Mi svegliai di soprassalto e mi accorsi di alcuni rumori fuori dalla mia tenda. Quando mi affacciai di fuori, vidi un ubriaco fermo tra la tenda e la moto. Lo misi in guardia con il tono della voce e lui scappò via rintronato.

Infine, in Russia ricordo che mi accampai in un luogo sperduto nel mezzo della taiga. Nel cuore della notte sopraggiunse un auto. Credevo mi avessero visto da lontano e volessero derubarmi. Invece l’autista si fermò, fece pipì e ripartì subito dopo.

Al di là di qualche brutto spavento, grazie al bivacco-avventura ho potuto vivere tante esperienze meravigliose proprio per il fatto di essere immerso nella natura dei luoghi. Ci fu quella volta in cui, in Nuova Zelanda, mi svegliai la mattina successiva con davanti agli occhi una schiera di balene che si erano arenate sul bagnasciuga (e che insieme ad altre persone dovemmo rimettere in acqua, per aiutarle a sopravvivere).

empre su una spiaggia neozelandese, avvistai una donna che cavalcava nelle prime ore del mattino. E poi ricordo di quella volta a Panama, quando fui risvegliato dalle risa di una bambina indigena che assieme alla nonna stava prendendo acqua al lago davanti al quale accampavo. E ancora, rammento di quella notte nel deserto Australiano, circondato in lontananza da un gruppo numeroso di canguri rossi. Enormi!

CAMPEGGIARE CON IL PERMESSO DEI LOCALI

A volte potresti adottare l’approccio opposto al cercare un luogo “appartato”. Se, percorrendo una regione di campagna, ti imbatterai nel casolare di qualche famiglia o finirai sul terreno di qualche privato, allora, se l’istinto ti suggerirà di avvicinarti, potresti chiedere ai proprietari il permesso di piantare la tua tenda nelle loro vicinanze. Segnalando le tue intenzioni, permetterai loro di conoscerti e cancellerai subito ogni loro dubbio o sospetto (non è mai bello entrare in un’area privata senza autorizzazione).

Per esperienza, quando si chiede ai padroni di casa di poter mettere la tenda vicino alla loro abitazione, la prima reazione che hanno è quella di mettersi a ridere. Ma se saprai proporti nel giusto modo, l’ilarità lascerà posto alla solidarietà e allora concorderete insieme un posto dove posizionarti. In Vietnam, poiché non parlavo la lingua, mi espressi a gesti, e alla fine il padrone di casa mi fece accomodare su una piccola collinetta nel bosco alle spalle della sua abitazione. Poiché avevo difficoltà a salirvi con la moto, ricordo che l’uomo impugnò la zappa e cominciò a spianarmi la strada finché potei superare la pendenza senza problemi. La mattina successiva, l’uomo bussò alla mia tenda, mi invitò a casa sua e mi offrì una doccia e la colazione.

Altre volte, potresti essere addirittura più fortunato e suscitare nel tuo ospitante un sentimento di privilegio così forte che ti inviterà addirittura a dormire nella sua abitazione.

Viaggiare per il mondo mi ha insegnato che gli uomini sono tendenzialmente amorevoli e che ci sono molte più persone buone che cattive. È normale che in un realtà urbana o addirittura metropolitana, dove il tasso di criminalità è molto alto, la gente sia diffidente e protettiva. Ma ti basterà addentrarti nelle campagne per accorgerti che lì le relazioni sociali e l’aiuto reciproco sono ancora alla base del vivere comune e lo spirito di fratellanza e solidarietà è ancora ciò che muove ogni cuore.

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Ospitalità locale

Usufruire dell’ospitalità locale non è sempre possibile, ma quando ti capiterà di viverla potrai sperimentare una delle forme più veritiere e intime per entrare in contatto con la cultura del posto.

Turchia 2005. Mentre sto fotografando una moschea diroccata su un sentiero sterrato lungo il Mar Nero vengo prelevato da una famiglia turca. Dopo una notte sul divano vengo svegliato con questa mega colazione.


Siveria 2005. Mentre sto mangiando in un café siberiano vengo prelevato da due nonne con nipote. Vengo scortano fino casa loro, invitato a usare la sauna e pernottare per una notte.

Entrare in casa di gente che fino a pochi minuti prima di vederti non sapeva del tuo arrivo, e magari stava organizzando la propria serata in altro modo, creerà sempre delle situazioni molto intense di scambio e relazione.

A volte otterrai ospitalità senza nemmeno chiederla. Saranno le persone del posto che ti vedranno solo e vulnerabile, perché magari ti hanno osservato mentre, sporco e provato, seduto su una panchina nella tua giacca da moto, stavi addentando una coscia di pollo arrosto comprata al mercato. E allora ti verranno incontro e ti offriranno la loro casa, il loro divano o un pezzo di pavimento in soggiorno dove stendere il sacco a pelo. Specie nei paesi meno industrializzati e nelle aree rurali, dove il contatto umano è ancora al centro della vita sociale, questo atteggiamento è molto comune. E non c’è modo migliore di imparare la cultura di un posto se non immergendovisi completamente. Quando cenerai o farai colazione con la famiglia che ti ospita, ogni gesto e ogni oggetto ti comunicheranno qualcosa. Osserverai come si vestono, cosa mangiano, come hanno arredato casa, che programmi guardano alla tv, in che modo i genitori si relazionano ai figli, quali sono i loro ritmi di vita, qual è il loro tenore economico, e via dicendo.

Se avrai la fortuna di ricevere un invito, accettalo e goditi l’esperienza.

Sosta di rsitoro presso famiglia pakistana, in Beluchistan

Couchsurfing

Couchsurfing significa letteralmente “navigare sul divano”. È il nome di una comunità che si ritrova sull’omonimo sito www.couchsurfing.com e che è accomunata da una filosofia ben precisa: il mondo è più piccolo di quello che sembra e viaggiare e relazionarsi con gli altri è il modo più ovvio per conoscerlo.

Corea del Sud 2006. John è stato il mio primo Host Couchsurfing. La sintonia che si è instaurata ha fatto nascere un’amicizia viva ancora oggi, come si vede nella prossima foto.


California 2013. Sette anni dopo l’esperienza Couchsurfing a Seoul a casa di John, torno a re-incontrarlo e ad approfittare della sua ospitalità. Questa volta a San Diego, California, dove sosterò per un
cambio gomme.

Su Couchsurfing potrai aprire il tuo account e creare il tuo profilo per farti conoscere in rete. Oltre a identificarti con il tuo nome e cognome, potrai pubblicare una o più foto di te e dei tuoi viaggi, specificare la tua età, la tua città di origine, la tua professione, le tue passioni e descriverti attraverso poche righe. Ti sarà richiesto di specificare se sei disposto a ospitare altri viaggiatori a casa tua oppure no. La bellezza di Couchsurfing è infatti questa: nessuno ha obblighi nei confronti degli altri. Il social è completamente gratuito e se deciderai di aprire la tua casa agli ospiti, il tuo nome finirà nel database di Couchsurfing e il viaggiatore che soggiornerà nella tua città e avrà bisogno di un posto letto potrà contattarti tramite una mail privata, illustrarti le sue esigenze e chiedere la tua disponibilità. Tu potrai accettare o declinare. Se invece non potrai o non vorrai ospitare, potrai comunque vivere la comunità partecipando ai vari forum, che sono divisi per aree tematiche, interessi e città.

I partecipanti di Couchsurfing sono inoltre soliti organizzare eventi aggregativi per conoscersi di persona: happy hour, incontri in lingua inglese, serate al cinema, mostre, e via dicendo.

Se stai viaggiando, allora sei tu che potrai chiedere agli altri di offrirti ospitalità. Nel motore di ricerca ti basterà digitare la città nella quale intenderai soggiornare e vedere quali contatti il sito ti suggerisce.

Australia 2007. Durante i mesi di lavoro a Sydney facevo il doppio turno per rimettermi in viaggio con più risparmi possibili. In mancanza di una vita sociale abbondante, davo ospitalità a molti couchsurfer. Anche uno al giorno.

Utilizzare Couchsurfing non significa però solo “cercare un letto gratuito”. Ho volutamente dedicato un capitolo a parte a questo mondo perché è mosso da tutt’altra filosofia, quella dell’incontro e dello scambio culturale. Se sarai ospitato da qualcuno, è bene portare un piccolo presente, così come faresti se dovessi andare a cena da un amico. E anche se ti presenterai a mani vuote, il tuo animo e il tuo sorriso saranno altrettanto apprezzati. Ci sono persone che, non potendo viaggiare per proprio conto, ospitano viaggiatori per viaggiare attraverso i loro racconti.

Quando mi trovavo a Santiago del Cile, ad esempio, chiesi ai membri se qualcuno di loro potesse ospitarmi per permettermi di lavorare in tranquillità con il mio computer. Mi rispose un ragazzo, dicendomi che aveva una stanza libera e che me l’avrebbe offerta volentieri, in cambio di un’esperienza di confronto con un viaggiatore. «Potrai sentirti in completa autonomia come se fossi in hotel», mi scrisse. Così, felice di aver trovato la soluzione e riconoscente verso il ragazzo, decisi di ringraziarlo comprandogli, a fine soggiorno, un paio di bottiglie di tequila, che avevo scoperto piacergli particolarmente.

Al termine di un’ospitalità offerta o usufruita, potrai scrivere una referenza sul profilo della persona con cui sei entrato in contatto: questo è un modo per permettere ai membri di Couchsurfing di conoscersi meglio.

Se vuoi arricchire il tuo profilo, puoi chiedere a Couchsurfing di essere “verificato”: ti spediranno a casa, all’indirizzo che tu hai segnalato come tua residenza, una cartolina con un codice, che dovrai inserire online. I membri che frequentano il social network da più tempo possono ricevere un “voucher” e successivamente diventare anche “ambasciatori” e, in tal modo, moderare un determinato forum: non si tratta di una gerarchia, ma di una sorta di visibilità offerta a coloro che hanno esperienza della piattaforma da più tempo.

Le alternative sono: www.hospitalityclub.org, www.bewelcome.org, www.hospex.net, www.stay4free.com e www.globalfreeloaders.com.

Alla pari

Indonesia 2006. Appena sbarcato dal ferry che dalla Malesia mi porta in Indonesia, vengo invitato dal signor Muchsin a insegnare inglese alla sua scolaresca in cambio di vitto e alloggio per qualche giorno.

Per dormire “alla pari” si intende la possibilità di avere un posto letto in cambio di lavoro non remunerato. Ciò può avvenire per circostanze o opportunità di vario genere. Potresti aiutare un privato a svolgere una mansione domestica, come pitturare casa, oppure potrebbe essere il tuo datore di lavoro a darti uno spazio dove dormire nelle vicinanze del luogo in cui presterai servizio. È ciò che accade, ad esempio, a chi si avvale del Working Holiday Visa e fa “harvesting” in Australia, ovvero lavora nei campi per raccogliere frutta e ortaggi. Solitamente è un lavoro poco remunerato, e allora il datore di lavoro potrebbe offrire un posto letto ai propri braccianti. Sempre in Australia, potresti decidere di fare il volontario in alcune riserve naturali dove dovrai accudire gli animali e prenderti cura della flora (Wwoofing www.wwoof.com.au). Poiché si tratterà di aree lontane dai centri abitati, è molto probabile che ti verrà offerto di dormire in qualche struttura all’interno della stessa riserva.

Personalmente ho usufruito di un letto “alla pari” in occasione del mio servizio di volontariato come insegnante di inglese a Dumai, in Indonesia. Insegnavo presso un centro gratuito e così mi fecero dormire all’interno della struttura in cambio del mio operato. Tengo però a precisare che il volontariato non è la stessa cosa dell’aiuto umanitario, che è un’attività “sacrosanta” e che non va vista come occasione per avere un letto gratuito.

A pagamento

Colombia 2013. Atrio di un ostello in cui ho pernottato alla ricerca di informazioni sull’attraversamento in battello Cartagena – Colon (ho spedito via aereo) riportate poi in questo manuale.


Messico 2013. Mi concedo una notte “valutativa” in un campeggio di Chetumal davanti al mare. Erba soffice, presa elettrica, wifi a gogo, docce e bagni e ristorante. 5 dollari per la tenda + moto.

Capiterà la sera in cui non riuscirai a trovare un posto sicuro dove accamparti oppure ci sarà un giorno in cui preferirai spontaneamente evitarti la fatica di cercarlo e concederti un letto già pronto. Le opzioni a pagamento sono diverse, dalla più economica alla più costosa.

Il campeggio non ti eviterà di montare la tenda, ma ti offrirà la garanzia di essere un luogo protetto, nel quale potrai usufruire anche di altri servizi: docce calde, una connessione Wi-Fi, un bar o un ristorante interni alla struttura, delle prese elettriche per ricaricare i tuoi dispositivi, la lavanderia e magari la socializzazione con altri stranieri. Ho usufruito dei campeggi a pagamento in Australia, Nuova Zelanda, Messico e Stati Uniti e in media possono costare sui 20 euro, ma ci sono nazioni del mondo in cui potresti spendere qualcosa come due euro.

In alcuni paesi, il prezzo che pagheresti in un campeggio non differisce di molto da quello di un letto nei dormitori comuni di un ostello. Una stanza “dorm” varia da un minimo di 4 fino a 8, 16, 24 o anche 40 letti. In quei casi, i tappi nelle orecchie sono quasi obbligatori!

Sopra: Pakistan 2016. Per pochi euro puoi dormire in una Yurta, tenda in grado di ospitare 4-10 persone dove puoi allestire il tuo sacco letto sopra una brandina fatta di legno e pelle di mucca. Destra: Turchia 2016. Svegliarsi con la vista sulla Cappadocia ha il suo fascino.

In ostello potresti richiedere anche una camera singola, con bagno privato. I prezzi saranno lievemente superiori e si avvicineranno a quelli previsti da un bed&breakfast per una camera con colazione alla mattina.

Nel mio viaggio dal Cile all’Alaska decisi di concedermi una stanza d’ostello ogni fine settimana: mi serviva per recuperare energie e per lavorare al computer, sistemare il mio blog (che nel frattempo era diventato molto popolato) e rispondere alle mail.

Un’opzione ancora più agiata è quello di scegliere un albergo o un hotel. Potrebbe accadere la sera in cui deciderai di guidare fino a tardi, giungerai stanco in una piccola città e, non trovando nemmeno un ostello, dovrai orientarti su qualcosa di più dispendioso.

Un’ultima possibilità è quella degli affittacamere: sono famiglie o privati che hanno grandi appartamenti e che noleggiano per una o più notti una delle loro stanze. Ti offriranno una camera con letto, lenzuola e coperte e a volte anche gli asciugamani per il bagno. Sono una valida alternativa al bed&breakfast o all’ostello.

Il popolare Air B&B www.airbnb.com é un ottimo strumento, ma nelle zone meno urbanizzate e dove internet non è sempre disponibile, potrebbe essere difficile trovare una sistemazione all’ultimo minuto. Meglio una copia stampata della Lonely Planet o il porta a porta presso le strutture presenti in zona, stando attenti a scegliere alloggi sicuri anche per la custodia notturna della moto.

Messico 2013. Mi concedo una notte “valutativa” in un campeggio di Chetumal davanti al mare. Erba soffice, presa elettrica, wifi a gogo, docce e bagni e ristorante. 5 dollari per la tenda + moto.