Gionata in viaggio, TAPPA 1: Italia - Sud Corea

Giappone: Ricordi della notte in cui ho dormito in un Internet Cafe

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NOTA: questo articolo è stato riesumato da un archivio web nel Luglio 2015 e postato rispettando la data originale in cui è stato scritto la prima volta. Testo trascritto senza alcuna correzione

Un tizio, auto affibbiato ad una bancarella ambulante di anelli d’argento, mi sciorina il suo caratteristico inglese con quegli odiosi “O” alla fine di ogni parola (tipo red diventa reddo e white diventa whito) e mi chiede il perché non me ne vado a dormire in un Karaoke o in Internet Kafé.

Non gli mostro la faccia con il casco solo perché sono troppo impegnato a fischiare dietro all’ennesimo paio di gambe e stivale alto che mi galoppa accanto e quindi con fare maschilista, mi interesso alla sua proposta.

Mi spiega che per pochi migliaia di yen, in un karaoke puoi spacciarti per un affiatato cantante e affittare una stanza dentro la quale poi ti chiuderai (con magari una consumazione pagata) e ci resterai per un lasso di tempo variabile per dormire.

Ci sono divani, una tv, un microfono, un climatizzatore e bagno in comune e bevande a pagamento.

Per l’internet café puoi beneficiare di quelli aperti 24h e affittare una stanzetta privata con pc, tv, poltrona reclinabile in pelle nera per una cifra esigua.

Non gli credo ma lo sfido.

Gli dico di portarmici, ma visto che deve lavorare con i suoi gioielli, non può. Ma mi dice che il più economico é proprio dietro l’angolo.

Entro e mi accorgo che é tutto vero.

Con 100 yen di tesseramento e 1500 yen di affitto posso stare 8 ore nella mia stanzetta privata per usare internet e nessuno sa (anche se sanno) o vieta (addirittura esortano) il fatto che ci si possa dormire.

Divenuto membro mi svesto degli stivali e cammino su questo caldo pavimento di linoleum.

La mi stanzetta é la numero non so quale ed é nell’angolo non fumatori. Anche se credo di essere l’unico a quest’ora che si presenta alla porta di un Internet café, mi accorgo ben presto che almeno metà delle 60 stanzette sono occupate.

Ci sono macchinette automatiche per le bevute analcoliche di ogni tipo che sono comprese nel prezzo. Puoi bere e mangiare gelato fresco al cioccolato fino ad esaurimento colesterolo. Fare una doccia a pagamento per 400 yen (3 euro), usare il bagno sempre pulito, prelevare una delle coperte in offerta e uno dei cuscini in offerta, leggere milioni di fumetti perfettamente ordinati negli scaffali e vedere dvd o giocare ai video game.

All’interno del tuo abitacolo puoi usare il pc, la tv, riposare, dormire, condividere la tua stanza con quella accanto se sei con amico, visto che hai una botola eventualmente apribile.

Sovreccitato dalla cosa, spendo 2 delle mie ore di sonno per usare il pc, leggere manga, e sfondarmi il fegato con la coca cola e il gelato al cioccolato. Vado in bagno, ma non uso la doccia. Sono troppo stanco.

Con le mie restanti 6 ore potrò dormire un minimo per raggiungere Shimonoseki (a soli 130 km) appena sveglio.

Mi avviluppo sotto la coperta che profuma di incenso, mi bendo gli occhi con la fascia elastica Scottoiler e reclino il divano a 180 gradi e distendo le mie gambe su un apposito poggia piedi.

Perfetto, ed ho solo speso 1.600 yen (11 euro).

Cinque minuti per trovare la posizione e presto il sonno mi appesantisce i pensieri.

Poi all’improvviso, comodo e disteso sulla mia poltrona, sento ad intervalli regolari di 30 minuti, languidi e soppressi mugolii di uomini e saltuarie donne. Contestualmente troppo difficili per essere dei lamenti, mi compiaccio nello scoprire che sono circondato da maniaci del porno virtuale che stanno dedicandosi alla masturbazione.

Divertito, ma ignaro della condacca sonora alla quale mi sono sottoposto, mi guardo intorno nel mio abitacolo e noto spray non alcolici per disinfettare e deodorare la pelle e scatole di clinex aperte.
Gli abitacoli sono a cielo aperto e con una porta di stoffa foderata. Leggera e SONORIZZATA.
Accanto al mio abitacolo ho una ragazza che era qui prima di me alla cassa con una amica.
Dopo qualche ora arriva anche il suo primo mugolio e poi un’altro, quello dell’amica che le siede di fronte, chiusa anche lei come tutti nella sua virtuale ed elettronica intimità.

Il mio orecchio a questo punto è testo e non riesce a distogliersi dai mugolii che presto arriveranno da chissà quale parte della sala.

Noto poi che ognuno di questi è sempre preceduto da un rapido ed interminabile clicchio del mouse. Temo di poter immaginare una coppia che copula e un cursore del mouse che aziona la penetrazione a seconda della velocità con cui il suo utente lo gestisce, o, ancora pi&ugrave isilarante, un vagina di 17 pollici con un clitoride rosa gomma che si anima in base a questo cursore interattivo.
E davanti a questi schermi piatti e freddi, presone coinvolte e sudate, che gemono e che CAZZO, non mi fanno dormire.
Spesso Vania, esasperata dal cliccare del mouse del mio computer (in quelle notti del week end in cui mi mettevo ad aggiornare il sito per ore ed ore ed ore), mi aveva augurato la morte, affinché io la smettessi.
Non le avevo mai creduto o semplicemente avevo replicato con una battuta.
Ma in questa Hiroshima, con chilometri di viaggio, un freddo della Madonna e un stanchezza cronica, quello stesso cliccare continuo non mi esce dalla testa.

Passano ore ed ore, nessuno si alza per andare a pagare o per fumare una sigaretta dopo l’intimo momento consumato. Perseguitato fino alle 6 del mattino, credo di aver dormito solo 1 ora dove Babate (LUI, si proprio LUI) è l’unica vittima di un enorme terremoto in Turchia ed io, che sono li di nuovo per portare le condoglianze mie e di Vania (che in realtà lo ama alla follia) ricevo la dichiarazione della moglie (lei di proprio lei) che mi dice che mi ama alla follia e che mi vuole seguire ovunque io vada.

A questo punto mi sveglio e scopro che sono passate 8 ore, che adesso l’Internet point è quasi vuoto e che io ho due occhi rossi e le gonati in perpetuo frullio. Pago alla cassa con quella maleducazione che si riversa alle persone che hanno colpa di qualche tuo male, come a dire…

Ma ditemelo che qui la gente si trastulla fino al mattino. Almeno andavo al KARAOKE.!!

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Relativo a Gionata Nencini

Mi chiamo Gionata Nencini, toscano classe 1983 e viaggiare in moto è la mia più grande passione. Nel 2005, a 21 anni, parto per il giro del mondo con in tasca solo 2.200 euro e oggi ho uno storico di 500.000 km percorsi in solitaria attraverso 77 paesi. PARTIREper è il blog che racconta le mie esperienze e quelle della mia community.

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